Scan barcode
A review by blackjessamine
Il tamburo di latta by Günter Grass
4.0
27.08.2013
La prima cosa che mi viene in mente, pensando a questo romanzo, è la densità.
Una lettura densissima, dove ogni riga è pregna di significato, di rimandi, di metafore, di psicologia e di storia. e chissà quant'altro. Personalmente, non credo di aver colto nemmeno un quarto di quello che Grass ha messo in questo romanzo, forse per mancanza di preparazione, non lo so. Però, impossibile negarlo, sono stata affascinata e trascinata da Oskar e dalla sua storia evocata a ritmo di tamburo.
Affascinata e trascinata, sì, forse qualche volta anche sopraffatta: non è stata una lettura semplice, senza dubbio, anzi credo sia uno dei romanzi che più mi hanno fatto riflettere.
Lo stile di Grass mi piace, l'ho trovato geniale, a tratti onirico, altrove quasi cinico, e nonostante le difficoltà che oggettivamente ho riscontrato nello star dietro all'enorme intreccio di trama e metafore, la sua narrazione è sempre riuscita a convincermi ad andare avanti, anche quando magari mi sentivo più disorientata.
Ciò che più mi ha colpito è stata, credo, la capacità di Oskar di giustificare ogni accadimento con una scelta, una decisione ponderata. Che questo sia qualcosa di consapevole o meno, Oskar sembra sempre controllare - spesso in maniera quasi grottesca - il suo universo: emblematico credo sia il suo affermare di essere volutamente caduto per arrestare la sua crescita ai tre anni. E, per quanto nella sua figura questo meccanismo sia naturalmente estremizzato, mi ha ricordato che in fondo l'essere umano non è tanto diverso, sempre alla ricerca di una giustificazione, di una spiegazione che gli permetta di non perdere il controllo sul suo mondo.
Comunque, per quanto poco io possa aver capito, sono felice di aver affrontato questa lettura (non sempre facile, lo ripeto). Mi ha colpito, molto anche, e credo che non dimenticherò molto in fretta Oskar e il suo tamburo.
La prima cosa che mi viene in mente, pensando a questo romanzo, è la densità.
Una lettura densissima, dove ogni riga è pregna di significato, di rimandi, di metafore, di psicologia e di storia. e chissà quant'altro. Personalmente, non credo di aver colto nemmeno un quarto di quello che Grass ha messo in questo romanzo, forse per mancanza di preparazione, non lo so. Però, impossibile negarlo, sono stata affascinata e trascinata da Oskar e dalla sua storia evocata a ritmo di tamburo.
Affascinata e trascinata, sì, forse qualche volta anche sopraffatta: non è stata una lettura semplice, senza dubbio, anzi credo sia uno dei romanzi che più mi hanno fatto riflettere.
Lo stile di Grass mi piace, l'ho trovato geniale, a tratti onirico, altrove quasi cinico, e nonostante le difficoltà che oggettivamente ho riscontrato nello star dietro all'enorme intreccio di trama e metafore, la sua narrazione è sempre riuscita a convincermi ad andare avanti, anche quando magari mi sentivo più disorientata.
Ciò che più mi ha colpito è stata, credo, la capacità di Oskar di giustificare ogni accadimento con una scelta, una decisione ponderata. Che questo sia qualcosa di consapevole o meno, Oskar sembra sempre controllare - spesso in maniera quasi grottesca - il suo universo: emblematico credo sia il suo affermare di essere volutamente caduto per arrestare la sua crescita ai tre anni. E, per quanto nella sua figura questo meccanismo sia naturalmente estremizzato, mi ha ricordato che in fondo l'essere umano non è tanto diverso, sempre alla ricerca di una giustificazione, di una spiegazione che gli permetta di non perdere il controllo sul suo mondo.
Comunque, per quanto poco io possa aver capito, sono felice di aver affrontato questa lettura (non sempre facile, lo ripeto). Mi ha colpito, molto anche, e credo che non dimenticherò molto in fretta Oskar e il suo tamburo.