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A review by spookyliv
Non ti muovere by Margaret Mazzantini
1.0
C'era una volta un ragazzo di nome W. che mi stava antipaticissimo un po' a pelle un po' perché aveva tutti quegli atteggiamenti che mi fanno storcere il naso e venire l'orticaria e la voglia di arrampicarmi sul ramo più alto di un albero. Un giorno, mi stavo lamentando dell'ennesima frase che aveva pronunciato o cosa che aveva fatto e mia madre ha fatto una smorfia e mi ha detto: Livia, quando una persona ti sta antipatica, la criticheresti anche perché respira o qualcosa del genere (e in un'altra sede magari spiegherò anche perché il mio criticare il suo respirare la mia aria sarebbe stato assolutamente giustificato).
La storia di questo libro è un po' come la storia di W.
Ci sono magari uno due aspetti (soprattutto nella parte finale) che forse, in un altro libro, avrei salvato e trovato anche accettabili, ma tutto viene fagocitato dall'irritazione che mi ha fatto compagnia per tutta la lettura e dal grande, immenso, "NO", che mi lampeggiava in fronte.
E' un libro forzato: c'è questa continua ricerca del dramma, della disperazione, del grottesco e un continuo richiamo a sessualità anch'essa grottesca, squallida e snaturata che mi disturba.
Notare bene: non sono la disperazione o la sessualità a disturbami in sé, quanto il fatto che nulla sia spontaneo, tutto sia ricercato e studiato per colpire e perché, si sa, certi temi che sembrano "tabù" vendono come poche altre cose.)
Pur essendo scritto in prima persona l'approfondimento psicologico del protagonista è pari a quello di una pozzanghera e fatto di frasi fatte e affermazioni trite e già sentite. Inoltre la metà delle frasi sono pensieri che un uomo non formulerebbe mai nella vita. Non con quelle parole, almeno.
C'è, poi, una sottile misoginia di fondo che mi fa raccapricciare. Non è un caso che la relazione (mi rifiuto di chiamarla "passione amorosa" per il semplice motivo che di amore non c'è traccia nel libro: c'è desiderio, c'è possessività, ma l'amore è altra cosa da quella che qui viene descritta) tra i due protagonisti inizia con un (quasi?) stupro e che lei poi continui a vivere passivamente all'ombra di lui e di una baracca che si trova sotto a un cavalcavia che ha, accanto, una macchina bruciata (forzature, anyone?). E non è soltanto questo, ma sono tutte le descrizioni che lui fa delle donne nella sua vita ad essere spaventosamente misogine.
Lo stile è quello ormai comune in molti autori italiani contemporanei: tutto frasi breve ed "ad effetto" e in sé non sarebbe malvagio (uno dei "pregi" del libro è che, tutto sommato, la lettura scorre rapidamente), se non fosse per i temi e per il modo in cui vengono trattati.
La storia di questo libro è un po' come la storia di W.
Ci sono magari uno due aspetti (soprattutto nella parte finale) che forse, in un altro libro, avrei salvato e trovato anche accettabili, ma tutto viene fagocitato dall'irritazione che mi ha fatto compagnia per tutta la lettura e dal grande, immenso, "NO", che mi lampeggiava in fronte.
E' un libro forzato: c'è questa continua ricerca del dramma, della disperazione, del grottesco e un continuo richiamo a sessualità anch'essa grottesca, squallida e snaturata che mi disturba.
Notare bene: non sono la disperazione o la sessualità a disturbami in sé, quanto il fatto che nulla sia spontaneo, tutto sia ricercato e studiato per colpire e perché, si sa, certi temi che sembrano "tabù" vendono come poche altre cose.)
Pur essendo scritto in prima persona l'approfondimento psicologico del protagonista è pari a quello di una pozzanghera e fatto di frasi fatte e affermazioni trite e già sentite. Inoltre la metà delle frasi sono pensieri che un uomo non formulerebbe mai nella vita. Non con quelle parole, almeno.
C'è, poi, una sottile misoginia di fondo che mi fa raccapricciare. Non è un caso che la relazione (mi rifiuto di chiamarla "passione amorosa" per il semplice motivo che di amore non c'è traccia nel libro: c'è desiderio, c'è possessività, ma l'amore è altra cosa da quella che qui viene descritta) tra i due protagonisti inizia con un (quasi?) stupro e che lei poi continui a vivere passivamente all'ombra di lui e di una baracca che si trova sotto a un cavalcavia che ha, accanto, una macchina bruciata (forzature, anyone?). E non è soltanto questo, ma sono tutte le descrizioni che lui fa delle donne nella sua vita ad essere spaventosamente misogine.
Lo stile è quello ormai comune in molti autori italiani contemporanei: tutto frasi breve ed "ad effetto" e in sé non sarebbe malvagio (uno dei "pregi" del libro è che, tutto sommato, la lettura scorre rapidamente), se non fosse per i temi e per il modo in cui vengono trattati.