A review by ilariam
L'altra Grace by Margaret Atwood

5.0

"(...) sapevo che quel cavallo non era un animale vivente, ma il cavallo bianche arriverà nel giorno del giudizio, portando in groppa la Morte; ed era la Morte l'uomo dietro di me, erano sue le braccia che mi stringevano come sbarre di ferro, sua la bocca senza labbra che mi baciava sul collo, come la bocca di un amante. Ma insieme all'orrore, provavo anche un desiderio strano."

Chi è Grace Marks? Una scaltra bugiarda, capace di ammaliare chi ha di fronte, un'assassina a sangue freddo, oppure una vittima, una ragazzina sfortunata che si è trovata invischiata in un omicidio, e che ora sta pagando per colpe non sue?

Probabilmente sulla scia dell'interesse che la televisione sta mostrando per Margaret Atwood (nel 2017 sono stati adatti sia Handmaid's Tale sia Alias Grace), Ponte alle Grazie, dopo Il racconto dell'Ancella, ripropone anche L'altra Grace.

Siamo nel Canada di metà Ottocento, alla prese con uno dei primi "processi mediatici": la sedicenne Grace Mark, una cameriera, è accusata di aver ucciso insieme all'altro domestico, James McDermott, il proprio datore di lavoro, Thomas Kinnear, e la di lui amante, nonché governante, Nancy Montgomery, in attesa di un bambino. I due erano fuggiti insieme negli Stati Uniti, ma erano stati presto catturati. Per la stampa non ci sono dubbi circa una loro illecita relazione. Grace è giovane e molto carina, e durante il processo la pubblica opinione si divide tra "innocentisti" e "colpevolisti". McDermott viene condannato a morte, mentre per la ragazza si aprono le porte del carcere a vita. Sono passati 15 anni, e, nonostante la condanna, c'è chi è ancora convinto che Grace sia innocente o per lo meno affetta da un disturbo mentale (il carcere si alterna infatti a ricoveri in manicomio). Simon Jordan, giovane medico specializzato in malattie del sistema nervoso, viene chiamato ad esprimersi sul caso Marks. Attraverso i colloqui con il medico viene pian piano ricostruita la storia di Grace, dall'infanzia in Irlanda all'arrivo in Canada, dall'amicizia con Mary Whitney agli infausti eventi per cui è stata condannata. Jordan, come molti altri prima di lui, rimane affascinato dalla ragazza, e, come il lettore, non riuscirà mai a scoprire davvero la verità...

Simon Jordan può essere visto come una sorta di alter ego del lettore: pagina dopo pagina si delinea progressivamente la figura di Grace, sia attraverso il suo racconto sia grazie alle testimonianze di chi l'ha conosciuta (il suo avvocato durante il processo o il medico che l'ha avuta in cura).
Lo psichiatra ante-litteram è diviso tra il desiderio di crederle (probabilmente per l'infatuazione di cui è vittima) e quella che può sembrare la voce della sua coscienza o la parte più razionale di sé che lo mette in guardia. Tutti gli uomini che hanno avuto a che fare con Grace, in un modo o nell'altro, hanno finito per invaghirsi di lei; il loro giudizio non è imparziale, sia che la ritengano innocente sia che siano convinti della sua colpevolezza, dato che la ragazza non è nient'altro se non una proiezione dei loro desideri.
Grace, d'altro canto, rimane inafferrabile; pondera cosa dire e non dire. Capisce cosa Jordan voglia sentire; spesso lo accontenta; talvolta lo tiene sulle spine. E' sempre padrona del gioco, al di là di quanto vogliano credere gli altri. Sa essere fredda e distaccata: è l'intima consapevolezza di essere innocente che la porta a non dimostrare quasi mai turbamenti, o la sua abilità nel mentire?

L'altra Grace viene così ad essere una sorta di thriller a sfondo storico, in cui il lettore è chiamato ad interrogarsi sul caso di Grace Marks; la vicenda, però, è anche lo spunto per affrontare diverse questioni, alcune piuttosto caratteristiche della produzione della Atwood: la condizione della donna, la disparità con l'uomo (anche oggi dolorosamente evidente), la lotta di classe, i pregiudizi verso l'altro, verso il diverso.
Grace ha contro di sé non solo l'essere donna, ma anche appartenere ad una famiglia di immigrati irlandesi, che si mantiene con il suo lavoro come cameriera; fortunatamente non è papista, e almeno questo gioca a suo favore in un ambiente per lo più protestante.
Il come l'opinione pubblica si divide di fronte al caso rispecchia quella visione dicotomica della donna ancora attuale: per alcuni, la donna è la sobillatrice, la seduttrice che induce l'uomo al peccato (Grace è quindi colei che ha istigato McDermott in cambio di favori sessuali); per altri, un essere debole, destinato a soccombere, una vittima, che non può opporsi all'uomo (e allora è stato Mcdermott ad approfittarsi di lei e a trascinarla via con sé minacciando la sua vita).
Sicuramente le donne del racconto di Grace si trovano a dover subire, spesso per un capriccio dell'uomo: sua madre, sfiancata dalle continue gravidanze; Mary Whitney, morta in conseguenza di un aborto clandestino, dopo che il giovane signore che l'ha sedotta non ha voluto prendersi le sue responsabilità; la stessa Nancy si trova a non avere altre possibilità se non essere un'amante: ha avuto un figlio illegittimo, e questo la rende indegna di considerazione da parte di un uomo "onesto".
Non mancano uomini che considerano l'estensione del diritto di voto alle donne come un abominio; tra i colleghi di Jordan, c'è chi è convinto che la propensione alla prostituzione (così come la ninfomania) sia un tratto insito nelle classi sociali più basse, una sorta di malattia nervosa a loro limitata; come potrebbe una donna di classe più elevata accettare di abbassarsi a tanto? Non impazzirebbe? Non sarebbe preferibile la morte? Per Jordan, invece, le prostitute sono sicuramente più sane di mente di chi si lascerebbe morire; è l'istinto di sopravvivenza a prevalere, anche a costo di dover vendere il proprio corpo....
Gli uomini sono per lo più rappresentati come facile preda degli istinti, abituati a prendere ciò che vogliono, e difficilmente gli viene presentato il conto se la vittima è una donna.
Le differenze di classe non fanno altro che acuire ulteriormente un simile divario.
La cronaca storica, sorretta da un'attenta opera di ricerca in archivio, lascia spesso e volentieri lo spazio alla rappresentazione di una realtà quanto mai attuale, e anche ammettendo un ruolo attivo di Grace nell'omicidio di Kinnear e della Montgomery, è difficile negare che il contesto sociale che l'ha sempre messa con le spalle al muro non abbia giocato un ruolo determinante.

La prosa della Atwood è praticamente ineccepibile: la terza e la prima persona si alternano nel racconto, e quando è il flusso di coscienza di Grace a prendere il sopravvento, c'è una quantomai verosimile resa di come si esprimerebbe una ragazza quasi analfabeta, ma molto sveglia e intelligente, che pian piano ha imparato a raffinare tanto i suoi modi quanto il suo linguaggio. Difficilmente Grace si lascia vedere per quello che è, ma preferisce fornire l'immagine che lei stessa ha creato con il passare degli anni. Forse davvero c'è più di una Grace. Quale sia però la "vera" Grace rimarrà sempre un mistero...

"Il disegno di questa trapunta si chiama l'Albero del Paradiso, e chiunque sia stata a inventare questo nome ha detto giusto, anche se non lo sapeva; la Bibbia infatti parla di Alberi. Dice che c'erano due alberi diversi, l'Albero della Vita e l'Albero della Conoscenza; ma io credo che ce ne fosse uno solo, e che il Frutto della Vita e il Frutto del Bene e del Male fossero la stessa cosa. Se lo mangi, morirai, ma se non lo mangi morirai lo stesso; se lo mangi, però, sarai un po' meno ignorante quando verrà il tuo momento. Mi sembra che così rispecchi di più la realtà della vita."