A review by blackjessamine
L' isola di Arturo by Elsa Morante

3.0

"Avevo sempre rimpianto che, ai tempi moderni, non ci fosse più sulla terra qualche limite vietato, come per gli antichi le Colonne d'Ercole, perché mi sarebbe piaciuto d'oltrepassarlo io per primo, con la mia audacia".

Questo romanzo è a metà fra il racconto infuso di luce mitica di un sogno e la descrizione del paesaggio di una fiaba.
Arturo è una creatura selvatica, un figlio di nessuno, un cucciolo cresciuto a latte di capra e libri sui grandi condottieri.
Procida, l'isola di Arturo, ha i confini del mito e della terra dorata, dell'infanzia, dei grandi ideali e dei sogni fragili come lische di pesce.
"L'isola di Arturo", con una prosa straniante, a volte ridondante, spesso ammaliante, avvolgente e consolante (in barba ai denigratori degli avverbi), racconta del risveglio.
Il risveglio dei sensi, che vengono a galla assieme all'adolescenza.
Il risveglio dai sogni, lo scontro con l'asprezza della realtà, la perdita di un'infanzia dorata.
L'amarezza che resta sulla lingua, al termine di questa lettura, è la stessa che si prova respirando la polvere dopo il crollo di un santuario.

"I condottieri storici, pure i più famosi come Alessandro di Macedonia, non erano persone fatate (le persone fatate sono favole); erano persone uguali a tutte le altre in tutte le cose, fuorché i pensieri!"

La scrittura della Morante ha ancora delle asprezze acerbe, in questa fiaba di crescita, ma di certo contiene già tutta l'ampiezza di respiro che saprà dimostrare in seguito.