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A review by signorponza
Bestie da vittoria by Alessandra Carati, Danilo Di Luca
4.0
Non è [b:Open|6480781|Open|Andre Agassi|https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1320520930l/6480781._SX50_.jpg|6672023] di Agassi (capolavoro), ma non siamo nemmeno troppo lontani. Bestie da vittoria è certamente più di nicchia e ha un target molto preciso. Se non sapete chi è Danilo Di Luca, non fate parte del target. Se non avete seguito il ciclismo tra la fine degli anni ’90 e la prima decade dei 2000, non fate parte del target. Se non sapete nemmeno chi sono Simoni, Basso, Rebellin, Frigo, Martinelli, Ballerini, Ullrich, Cunego, lasciate perdere. Soprattutto non è il caso che leggiate questo libro se pensate che il ciclismo sia la bestia nera di tutti gli sport, l’unico dove “tutti si dopano”. Per tutti gli altri queste sono 270 pagine crude e avvincenti, scritte da uno dei corridori italiani più celebri di quel periodo. In questo racconto, Di Luca vuota il sacco e con estrema trasparenza racconta la vita del ciclista professionista, le pratiche adottate da tutto il movimento, la conoscenza dettagliata dei farmaci, delle relative posologie ed effetti collaterali, le tecniche per sfuggire ai controlli antidoping. Ma anche le debolezze, le solitudini e le paure di quegli uomini che passano 330 giorni all’anno in sella a una bicicletta, percorrendo una somma di chilometri che molte persone non raggiungono nemmeno usando l’auto. Sono persone che durante i grandi giri (come il Giro d’Italia e il Tour de France), trascorrono tre settimane in condizioni estreme per il proprio fisico (e per la testa), con tappe da oltre 200 km al giorno e, talvolta, con migliaia di metri di dislivello nel giro di poche ore. Per affrontare tutto questo è inevitabile doparsi? La risposta non è semplice. Riguarda (anche) in modo più ampio il sistema, a cominciare dagli stessi ciclisti incapaci di ragionare come gruppo, ma anche a causa del ruolo della Federazione, del CONI e della giustizia sportiva. Per un amante del ciclismo questo potrebbe essere un libro da 5 stelle, se solo fosse scritto in modo perfetto. Quindi alla fine “solo” 4, ma con un caldo invito a leggerlo se rientrate nel target.
Questa e altre mirabolanti recensioni nella mia newsletter mensile sui libri: https://bit.ly/ponzabook
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